L'arrivo in poche ore di 8 mila persone deve spronare l'Ue e l'Italia a gestire in modo più efficace i flussi
L'improvviso drammatico arrivo di ottomila immigrati in una notte dal Marocco all'enclave spagnola di Ceuta, tra cui quasi duemila minori, è stato l'ultimo segno di una crisi migratoria non solo non governata ma anche sfruttata. Sulle vite di migliaia di persone si è giocata una partita politica, diversa dalle questioni migratorie, in cui il Marocco ha voluto lanciare un segnale di contrarietà alla Spagna. È l'ultimo dramma delle migrazioni che tocca l'area del Mediterraneo, dopo il tragico naufragio di qualche settimana fa presso le coste libiche. La mobilità umana è costante (i motivi sono molti), ma nell'attuale disordine globale si aprono vie irregolari, spesso tragiche, sfruttate da trafficanti. L'Ue non riesce né ad armonizzare una politica comune né a venire incontro alle proprie esigenze in termini di forza lavoro e demografia.
Negli anni si è creato un circolo vizioso: meno arrivi legali e meno integrazione. Conseguentemente maggiore allarme sociale. Per l'Italia, più esposta di altri Paesi, l'unica soluzione consiste nel rendere multilaterale ed europeizzare la questione dei flussi.
Occorre fissare delle priorità. Primo: bisogna garantire il salvataggio delle vite umane in pericolo ricordando che si tratta di persone con sofferenze alle spalle.
In secondo luogo, è necessario aprire con urgenza vie di ingresso legale in un continente, l'Europa, e in Nazioni, l'Italia, che vivono un inverno demografico. Una soluzione è coinvolgere la società civile organizzata usando la sponsorship da parte di associazioni, Chiese e privati con chiamata diretta dal Paese di provenienza. Operare in tal modo è garanzia di integrazione. L'altra tecnica è utilizzare sapientemente i ricongiungimenti familiari, altra garanzia ma di ordine sociale, nel creare stabilità socio-culturale, motore di integrazione, le cui regole però sono a oggi troppo restrittive.
Per diminuire l'illegalità occorre promuovere un nuovo tipo di decreto flussi, più ampio delle norme attuali (solo stagionali) e che tenga conto delle esigenze del mondo del lavoro, che in Italia coincidono spesso con le esigenze delle famiglie. Ciò può essere fatto all'interno degli accordi diretti con gli Stati di provenienza, chiedendo nel contempo di limitare le uscite dei loro cittadini.
Infine, l'idea più innovativa, messa in opera in Italia dal 2016 grazie alla Comunità di Sant'Egidio, le Chiese evangeliche e la Cei: i corridoi umanitari. Essi rappresentano una via legale e sicura, ormai collaudata e sperimentata dal febbraio del 2016: un programma che ha permesso di far giungere fino a oggi in sicurezza 3.537 persone in Europa, di cui 2.861 in Italia, il resto in Francia, Belgio e Andorra.
Si tratta inoltre di arrivare alla modifica della legge sulla cittadinanza introducendo lo ius culturae, che riguarderebbe l'acquisizione della stessa per i minori che hanno frequentato un ciclo di studi, figli di cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno per residenti di lungo periodo. L'obiettivo di una maggiore sicurezza per tutti (che vuol dire anche meno stranieri costretti all'irregolarità) si raggiunge anche facilitando questo percorso di integrazione che è la cittadinanza.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 30/5/2021
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