Un momento iniziale della Giornata di riflessione e preghiera per il Libano in Vaticano del I luglio - Foto Vaticano |
Era la "Svizzera" del Medio Oriente. Ora registra crisi economica, stallo politico e crepe nella convivenza
Il Libano è in una situazione drammatica. Quasi il 50% della popolazione è sotto la soglia di povertà.
Mancano medicinali, benzina, generi di prima necessità in un Paese un tempo chiamato la "Svizzera del Medio Oriente". La lira libanese, che era ancorata al dollaro statunitense, ha perso il 90% del valore e sta scendendo.
Da due anni c'è una gravissima crisi economica. Le due forti esplosioni dell'agosto 2020 al porto di Beirut hanno devastato la capitale.
Intanto si stenta a formare un Governo. Josep Borrell, alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, ha dichiarato, dopo una recente visita in Libano, che alcuni leader potrebbero incorrere nelle sanzioni se continueranno a bloccare la formazione del nuovo esecutivo e le riforme necessarie.
Cosa è successo al più libero dei Paesi del Medio Oriente, dove cristiani e musulmani hanno convissuto in pace dopo la Seconda guerra mondiale? Il Libano era la cassaforte in cui si depositavano tante ricchezze del mondo arabo. Sembrava un modello di convivenza tra le religioni, tanto che si diceva che il Libano ha due ali: cristiani e musulmani. Tuttavia, questa realtà è stata messa in discussione da una guerra di quindici anni, dal 1975 al 1990, che ha coinvolto cristiani e musulmani, ma anche palestinesi (affluiti nel Paese dopo la proclamazione dello Stato di Israele e sistemati in campi ancora aperti, e il Settembre nero in Giordania). Vicende sanguinose che hanno richiamato la presenza militare della Siria, la quale da sempre considera il Libano come area di sua appartenenza. Del resto, l'alleanza tra Damasco e gli sciiti libanesi di Hezbollah (che ora combattono in Siria per il presidente Assad) è un'asse indistruttibile.
Il Libano dei primi decenni dopo la guerra, fondato sull'alleanza tra borghesia sunnita e cristiano-maronita è finito. Gli sciiti, da sempre emarginati, si sono ribellati all'esclusione: Hezbollah, l'organizzazione sciita, ha a disposizione oggi una notevole forza armata.
Non si può parlare di scontro tra cristiani e musulmani, ma c'è un tessuto clanico-politico che fa capo a interessi particolari e conflittuali, ben al di là delle divisioni religiose. Del resto, oggi il clima tra i leader religiosi è positivo, come mostra l'incontro nel Sud del Libano di cui ha parlato Famiglia Cristiana.
Papa Francesco, però, è molto preoccupato e ha invitato i leader cristiani a Roma, cattolici e non cattolici, per discutere del futuro del Paese. È il modello dell'incontro tra il Papa e i patriarchi sul Medio Oriente tenutosi a Bari nel 2018. Sono stati invitati il patriarca cattolico-maronita, quello siro-cattolico, quello greco-ortodosso, il catholicos degli armeni ortodossi e altri. Da questo incontro verrà una forte spinta a "salvare il Libano", rivolta ai libanesi ma anche alla comunità internazionale. Il problema è che, in Libano, è fragile il senso del salvarsi insieme, mentre si perseguono interessi di parte e si esercitano pesanti influenze internazionali.
Un mio grande amico, Ghassan Tuéni, libanese e cristiano ortodosso che aveva vissuto tutta la vicenda politica del Paese e perso un figlio in un attentato, diceva: «Bisogna seppellire l'odio e la vendetta». Ben si applica al Libano la visione di Martin Luther King: «Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli, altrimenti moriremo tutti insieme come degli idioti».
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 4/7/2021
Commenti
Posta un commento