Il 29 giugno, il giorno dopo la riunione a Roma della coalizione anti Daesh, si è tenuto a Matera l'incontro dei ministri degli Esteri del G20. La prima riunione "in presenza" dopo più di un anno di meeting da remoto è stata dedicata allo sviluppo e all'emergenza umanitaria. Tuttavia, le polemiche degli ultimi mesi hanno limitato l'impatto dell'incontro.
In attesa del vertice dei capi di Stato e di Governo, previsto il prossimo ottobre a Roma, i ministri hanno parlato del multilateralismo e delle questioni dello sviluppo, con uno sguardo particolare sull'Africa e sul debito. La prima sessione ha posto l'accento sulla governance globale quale metodo per fare fronte alle grandi sfide, come la pandemia.
Malgrado qualche frizione tra occidentali e Cina sulla gestione dei vaccini, la collaborazione è stata al centro dell'attenzione generale, soprattutto per le vaccinazioni troppo lente in Africa o India. Durante la pandemia, troppi Stati hanno pensato che era meglio far da sé.
Invece l'incontro del G20 si è concentrato sul rafforzamento della cooperazione e le istituzioni multilaterali sulla salute globale, lo sviluppo sostenibile, l'azione per il clima e il commercio internazionale. L'utilità dell'incontrarsi di persona è evidente. La nuova amministrazione statunitense sostiene la necessità dell'incontro, dopo un quadriennio di diffidenza per le riunioni multilaterali.
Al G20 partecipano gli attori principali della politica e dell'economia mondiale: rappresentano il 60% della popolazione del mondo, l'80% della ricchezza e il 75% del commercio. Stati Uniti, Cina, Russia, Turchia, India, Paesi europei e arabi del Golfo. Il G20 è un quadro solido in cui discutere temi sensibili anche in maniera confidenziale, andando oltre le questioni finanziarie (che furono il motivo per cui il G20 fu trasformato da forum a vertice dopo la crisi economica statunitense del 2008). Anche perché il G7 ha perso in parte la funzione di propulsore mondiale a causa dell'esiguità di partecipazione (si pensi al fallimento di trasformarlo nel G8) e anche della carenza di visione comune tra i suoi membri.
La seconda sessione del vertice è stata dedicata all'Africa, con focus specifico su sviluppo sostenibile, debito, cibo e agricoltura. Quest'ultimo è il tema che l'Italia ha scelto per arricchire l'agenda G20 in sinergia con la Fao. L'idea è creare una food coalition connettendo sostenibilità, clima e cibo. A Matera si è discussa la cancellazione del debito dei Paesi africani. Per ora Ciad, Etiopia e Zambia hanno chiesto un'eliminazione (che implica una perdita temporanea di agibilità finanziaria sui mercati), mentre gli altri Paesi sono in regime di sospensione. L'orientamento generale è fornire altri aiuti finanziari in cambio della trasparenza del debito.
L'aspetto nuovo è che i Paesi poveri sono indebitati con l'Occidente solo per il 20%, mentre il resto è debito contratto con privati, Cina e Paesi del Golfo, su cui c'è una certa opacità. Durante il vertice si è posta attenzione anche sull'urbanizzazione selvaggia di tante città africane. Si cerca una via intermedia tra la crisi del mondo rurale (qui il tema agricolo) e la nascita di enormi agglomerati invivibili. Il vertice si è chiuso con l'adozione della Dichiarazione di Matera, incentrata sulla sicurezza alimentare e la mobilitazione globale contro il Covid.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana dell'11/7/2021
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