Passa ai contenuti principali

La questione copta nel destino di Patrick Zaki

Dal poster dedicato nel 2020 a Patrick Zaki e Giulio Regeni dalla street artist Laika

Intorno al giovane ricercatore si gioca una complessa partita che riguarda la minoranza cristiana in Egitto

Patrick Zaki avrà il processo. Lo studente, che frequentava la laurea magistrale a Bologna, è da 19 mesi in carcere, dopo essere stato prelevato all'arrivo in Egitto dall`Italia. 

Dopo l'arresto, ha dichiarato il suo avvocato, ha subìto torture. La sua detenzione è stata periodicamente confermata dai giudici e ormai stanno per scadere i 24 mesi di carcerazione preventiva previsti dalla legge. 

Le accuse erano pesantissime: minaccia alla sicurezza nazionale, propaganda in favore del terrorismo, sovversione, incitamento a manifestazione illegale, diffusione di notizie false. Oggi ne resta in piedi solo l'ultima: diffusione di notizie false fuori e dentro il Paese. Riguarda un articolo in cui ha denunciato la discriminazione dei cristiani. 

Patrick è copto-ortodosso. La sua vicenda è all'incrocio della repressione e della marginalizzazione dei copti. Ci auguriamo sia liberato con un gesto di giustizia e intelligenza delle autorità. 

I copti sono la più grande Chiesa nel mondo arabo. Il censimento del 1986 ne aveva registrati 3.300.000 in Egitto, ma sembra invece che siano circa il 10% degli egiziani, tra gli otto e i dieci milioni. La Chiesa all'inizio del Novecento era marginalizzata, eccetto alcune grandi famiglie, come quella dell'ex segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Boutros-Ghali (un suo antenato è stato l'unico primo ministro cristiano in Egitto, ucciso nel 1910). La sua rinascita è dovuta alla ripresa del monachesimo per impulso del Patriarca, papa Cirillo VI. Ora i monaci sono una realtà molto viva. Dai monaci proveniva Shenouda, patriarca dal 1971 al 2012: figura forte, capace di uscire da vecchi schemi, costruendo un rapporto con le giovani generazioni. Per le sue proteste contro la discriminazione, il presidente Sadat lo relegò in isolamento nel 1981 in un monastero nel deserto. Nel 1985 fu liberato e riprese la guida della Chiesa, costruendo un'importante rete di chiese nel mondo a seguito dell'emigrazione degli egiziani cristiani. Le discriminazioni non sono una novità nella società egiziana, anche a causa dell'applicazione della legge islamica. I cristiani sono sottorappresentati nella pubblica amministrazione e la costruzione di nuove chiese incontra spesso seri ostacoli. 

Dopo il Governo dei Fratelli musulmani, la Chiesa ha temuto la radicalizzazione. Il patriarca Tawadros II ha appoggiato il Governo del presidente al-Sisi. Non tutti sono d'accordo tra i copti. Un gruppo di 870 cristiani ha scritto una lettera aperta al Patriarca: «Nonostante le relazioni amichevoli tra l'attuale regime e le chiese egiziane, i semplici cittadini cristiani, in particolare nelle province meridionali, soffrono di discriminazioni e violenze settarie». 

Gli ultimi anni sono stati duri per i cristiani, sottoposti alle violenze di Daesh, come i 21 assassinati in Libia sulla riva del Mediterraneo o quelli uccisi durante la preghiera in due chiese ad Alessandria e Tanta. Attorno alle chiese si vedono metal detector e polizia. Sembra un fatto incredibile a noi cristiani occidentali, ma partecipare alla liturgia è, per i copti, correre un rischio. La condizione cristiana in Egitto, forse in tutto il mondo arabo, è sempre più difficile. Ci si augura che cresca una nuova generazione di egiziani, musulmani e cristiani come Zaki, che realizzino la fraternità.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 26/9/2021




Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens...

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe...