Papa Francesco all'incontro con la comunità Rom di Košice (Slovacchia) - Foto Vaticano |
Papa Francesco punta a riformare il governo della Chiesa dopo averla spinta in mezzo alla gente (con l'Evangelii gaudium) e spronata a costruire dialogo (con Fratelli tutti)
Dopo la recente operazione, sono cominciate a circolare voci sulle dimissioni di Francesco. Si sono cercati vari indizi di questa decisione. La realtà è diversa.
Papa Bergoglio a dicembre compie ottantacinque anni (l'età in cui Benedetto XVI ha rinunciato), ma chi lo incontra vede un uomo appassionatamente rivolto al futuro. Fin dall'inizio, dal 2013, ha delineato il suo messaggio con l'Evangelii gaudium. È un testo centrale, non ancora pienamente recepito: ha trovato ostacoli nell'inerzia delle strutture e degli uomini, in un modo di ascoltare a metà e di non mettere in pratica, nell'abitudine a non discutere, nella crisi delle strutture della Chiesa e nell'invecchiamento dei suoi quadri.
La "conversione pastorale", cuore dell'Evangelii gaudium, è la prospettiva del futuro della Chiesa e dei cristiani nella città e nel mondo della globalizzazione. Non una Chiesa chiusa in un angolo, ma una Chiesa di popolo in mezzo al popolo.
Francesco ha messo i poveri al centro della Chiesa. Non che questa nella sua storia non avesse prestato loro attenzione ma, con Bergoglio, i poveri sono posti come "sacramento" della presenza di Gesù. Non una scelta esclusivista, ma una Chiesa dei poveri che parte dalla "pietra scartata" e abbraccia tutti. Da qui, l`attenzione ai migranti, aspetto doloroso e caratteristico del nostro mondo globale.
Francesco ha segnalato con forza la crisi ecologica nell'enciclica sociale Laudato si`. Invita a cambiare politica e stili di vita, a curare la Terra e a concepire un destino comune per l'umanità. È la sua battaglia disarmata: i popoli, le nazioni, le donne, gli uomini, le religioni sono tutti fratelli.
Se il mondo non prende coscienza di tale destino comune e si rifugia nei nazionalismi o nel culto degli interessi particolari, va verso l'autodistruzione. È la prospettiva dell'enciclica Fratelli tutti, rivolta non solo ai cristiani: ciascuno, anche nel piccolo, può essere artigiano di pace, abbattendo muri e annullando distanze. Bauman scriveva: «L'intenzione di fondo del messaggio di papa Francesco è di trasferire le sorti della coabitazione, della solidarietà e della collaborazione pacifica tra gli uomini dall'ambito vago e oscuro della grande politica nelle strade, nelle officine, nelle scuole e negli spazi pubblici». La nostra società è un po' inerte. Lo è anche la Chiesa. Specie dopo la pandemia.
Sembra che non si creda alla possibilità di un mondo migliore. Ci si accontenta di restaurare quello prima del Covid. Ma dobbiamo ascoltare le grida di dolore di tanti che soffrono vicino a noi e dei tantissimi lontani. Dobbiamo lavorare per un mondo fraterno anche per le generazioni più giovani. Guardando a Francesco e incontrandolo, ho avuto la sensazione di un ottantaquattrenne, giovane nel sogno di un mondo più umano, che guarda la vita e la storia alla luce del Vangelo.
Infatti, ha promosso un cammino sinodale a vari livelli (diocesano, nazionale, mondiale), esperienza unica nella storia della Chiesa, per prendere la parola, ascoltare, discutere. Sveglierà dall'inerzia? Riempirà il gap tra il messaggio di Francesco e la vita della Chiesa?
È una stagione nuova in cui il popolo di Dio diventa protagonista. Anche nel leggere i segni dei tempi. Insomma un processo globale, dopo la pandemia, che non mira a produrre documenti (che pochi leggono), ma ad ascoltare domande e a far parlare la profezia.
Nell'ottobre 2021, il processo comincerà a Roma e poi nelle Chiese locali per concludersi nell'ottobre 2023. Una Chiesa di popolo non è una massa anonima, ma sa ascoltare e parlare a livello locale, nei vari mondi e sullo scenario globale. Ci si trova di fronte a una stagione nuova in cui bisogna avere il coraggio di esserci.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 19/9/2021
Commenti
Posta un commento