Passa ai contenuti principali

C'è un "noi" da ricostruire: alle città serve una vera politica



Una persona senza fissa dimora a Milano - Foto Giovanni Gianfranco Candida da Facebook

È necessario avere una visione per ricucire lo strappo tra abitanti e istituzioni. Mancano progetti di lungo respiro

Cinque importanti città italiane hanno eletto il loro sindaco: alcune al primo turno, altre al ballottaggio. Le sei città insieme contano più di 6.350.000 italiani, ma sono un crocevia per l'Italia del futuro. Naturalmente le problematiche sono molto diverse. Roma e Napoli soffrono segnate da una crisi profonda, una vera decadenza. Non è così per Milano, Torino e Bologna. Le città, nel mondo della globalizzazione, sono snodi decisivi. Molto dipende dalla loro capacità di collocarsi nel cuore dei flussi globali, di non isolarsi e ripiegarsi su di sé. Si pensi al ruolo indiscusso di Milano nell'internazionalizzazione del Paese. Una politica della città è decisiva in un'Italia che, con il Recovery pian, vuole rilanciarsi e uscire da quel lento scivolamento indietro che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Eppure l'astensionismo alle ultime elezioni è stato preoccupante. Specie dei giovani. Non penso che i giovani non abbiano votato perché considerano la politica "sporca" come in passato; c'è invece un senso di estraneità alla vita della comunità. È una domanda che tutte le forze politiche dovranno porsi, come ha ricordato l'ex sindaca di Torino Chiara Appendino. 

È un fenomeno generale che mostra come c'è da ricucire lo strappo tra le istituzioni (anche quella più prossima agli italiani come il Comune) e la gente. Il sindaco di Napoli, Manfredi, parlando dopo la vittoria, ha ricordato come tanti giovani lascino la sua città e tanti ragazzi vivano per strada. Ha preso la parola nella villa comunale, simbolo del degrado della città ma luogo potenzialmente bellissimo: la città di Napoli - ha detto - «deve riconquistare il suo futuro». C'è da ricostruire la coscienza di un destino comune. L'inclusione delle periferie, dove mancano reti sociali e la gente è sola alle prese con problemi drammatici, è una tappa decisiva. Come si è visto a Roma, la mafia si è insinuata nella solitudine delle persone, costruendo reti criminali. Beppe Sala, sindaco di Milano, nonostante la differente situazione della sua città da Roma e Napoli, ha giustamente notato: «ci siamo accorti di quanto sia grave per la nostra vita non riuscire a stare insieme». 

Insomma c'è un "noi" da ricostruire. Per questo bisogna assicurare i servizi essenziali in città come Roma o Napoli. 

Infatti le visioni, di cui le nostre città hanno bisogno, si basano prima di tutto sulla risposta ai bisogni essenziali: dai trasporti alla nettezza urbana e a una politica abitativa. Ogni città ha una sua storia e le sue risorse. Roma ha una dimensione universale, come capitale di un paese del G8, sede della Chiesa cattolica, centro di incontri religiosi, luogo dove si conserva un incredibile patrimonio artistico.

La dimensione universale di Roma è stata umiliata negli anni passati da un degrado dell'ambiente e dall'assenza di iniziative di respiro. Papa Francesco, per i 150 anni di Roma capitale, ha scritto: «Roma vivrà la sua vocazione universale, solo se diverrà sempre più una città fraterna». 

È un'idea importante: né Roma né le altre città si governano senza una visione. I nuovi sindaci devono riguadagnare il consenso dei cittadini con una buona politica e con una visione delle loro città. Così saranno un contributo determinante al futuro del Paese. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 31/10/2021


Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe