«No agli autoritarismi, passiamo dal parteggiare al partecipare». Un bilancio dell'ultimo viaggio apostolico del Papa
Papa Francesco rivolge il suo discorso alle autorità presenti nel Palazzo Presidenziale di Atene |
Bergoglio ha condannato muri e fili spinati, scuotendo l'Europa tentata da politiche «sbrigative», prive di valori
Papa Francesco ha compiuto un viaggio sulla frontiera orientale dell'Europa, prima a Cipro e poi in Grecia. I viaggi sono un messaggio per le parole del Papa, ma anche per il luogo ove sono dette: parlano ai popoli visitati e al mondo.
Francesco ha voluto attrarre l'attenzione del mondo su Cipro, un piccolo Paese piuttosto trascurato dalla diplomazia internazionale. È l'ultimo Paese europeo dove esiste un muro che lo divide in due parti: la Repubblica di Cipro e la regione occupata dai turchi dal 1974.
Muri e fili spinati. Dalla Nunziatura apostolica, dove il Papa ha risieduto, si vedono i fili spinati che dividono l'isola. Francesco li ha ricordati: «Questa è una guerra di odio che divide un Paese».
Il suo viaggio nell'isola ha un significato di vera amicizia per il popolo cipriota e per la pace. Tra la Santa Sede e Cipro esiste un rapporto storico, in particolare intenso con l'arcivescovo ortodosso di Cipro, Crisostomo, che ha visitato Roma più volte.
L'ecumenismo, vissuto a Cipro e in Grecia, Paesi dalla stragrande maggioranza ortodossa, si è sviluppato attraverso l`amicizia personale e tra le Chiese: «La nostra Chiesa è madre, e una madre sempre raduna i suoi figli con tenerezza», ha detto il Papa a Crisostomo e al Sinodo cipriota.
Cipro è, in rapporto alla sua ridotta popolazione, il Paese europeo con più migranti. Il Papa si è fatto voce dei senza voce, a Cipro, a Lesbo e ovunque. Si pensi a chi, migrante, è intrappolato tra Bielorussia e Polonia: «Sta fuggendo dall'odio e si trova davanti a un odio che si chiama filo spinato», ha detto. Francesco ha parlato a un mondo abituatosi al dolore e alla morte di questa gente. Tanto non si può fare niente! Ha ricordato che esistono migranti prigionieri di "veri lager", luoghi di tortura, come avviene in Libia: «Ci lamentiamo quando leggiamo le storie dei lager del secolo scorso, quelli dei nazisti, quelli di Stalin... sta succedendo oggi, nelle coste vicine! Posti di schiavitù», ha concluso.
Il contatto con la Grecia, patria della democrazia, ha spinto il Papa a toccare il tema dell`"arretramento della democrazia" in opinioni pubbliche ormai polarizzate. La democrazia è complessa, ha ricordato, mentre l'autoritarismo e i populismi sembrano efficaci e rapidi.
Il discorso di Bergoglio alle autorità, ad Atene, contiene la proposta di una "politica rinnovata" nelle nostre democrazie in difficoltà: «Passare dal parteggiare al partecipare; dall`impegnarsi solo a sostenere la propria parte al coinvolgersi attivamente per la promozione di tutti». Soprattutto dopo la pandemia, il Papa insiste su una politica inclusiva: occorre uscire "insieme", a livello nazionale e globale, dalla crisi di questo mondo che, per dirla con Paolo VI, «soffre per mancanza di pensiero».
Infatti, dalla Grecia, Francesco ha lanciato uno sfida per una politica pensata e non congiunturale: «Occorre approcciare i cambiamenti epocali con grandezza di visione». Non bastano il raffinato pensiero specialistico o le politiche emergenziali. Occorre una "grande visione" che ha la sua base in Fratelli tutti. Sì, una fraternità senza confini è la realtà da cui partire per pensare e agire in modo rinnovato. È l'angolatura giusta con cui affrontare i problemi di oggi e guardare al futuro, perché oramai siamo tutti interdipendenti.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 19/12/2021
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