Un bambino alla frontiera tra Slovacchia e Ucraina, marzo 2022 - Foto Sant'Egidio |
In Ucraina c'è una guerra nella guerra: quella ai bambini. Poche volte ci si interroga su come i bambini vedono la guerra. Spesso la seguono con gli occhi dei genitori o degli adulti loro vicini. Quando scoprono che i genitori o gli adulti sono impotenti e vittime del caso, si sentono soli e abbandonati. Tante volte nemmeno la mano della mamma li rassicura: si accorgono che la madre è sperduta e ha paura.
Tutti, adulti, anziani e bambini, sono ormai prigionieri delle mani invisibili che, brutalmente, tirano i fili della guerra e delle operazioni militari. Cercano di nascondersi o di fuggire, come i tanti profughi dall'Ucraina orientale e da Kiev verso Leopoli e la Galizia o l’Europa. I bambini si sentono in balìa di una tempesta, da cui è difficile ripararsi: almeno né loro né i loro genitori sanno come farlo. Li ho visti, alla frontiera con l'Ucraina, per mano alla mamma, che andavano in Polonia o in altri Paesi. Forse sentivano di aver trovato una direzione verso cui muoversi. Anche se una bambina ucraina a Varsavia con la mamma, vedendomi, chiedeva: «E papà?». Il padre, come tutti gli uomini, era rimasto in patria, forse a combattere. E poi ci sono i bambini affidati ad altri per uscire dal Paese o quelli soli. In Ucraina 98.000 bambini vivono negli istituti, ora carenti di personale e cibo. Quale il loro futuro in questa situazione caotica?
Essere strappati da casa, se non dai familiari, dalla scuola, dal proprio ambiente, è la violenza fatta ai bambini. La violenza è però anche l'uccisione dei bambini. Perché uccidere i bambini? Bombardare le case o colpire le file di chi aspetta di ricevere cibo o medicinali? Dentro l’acciaieria di Azovstal, vicino a Mariupol, difesa dagli ucraini e colpita duramente dal cannoneggiamento russo, ci sono donne e bambini rifugiati.
Non bisognerebbe realizzare una efficace operazione per aprire corridoi umanitari o si deve solo continuare a combattere uccidendo anche gli innocenti? Le agenzie d'informazione hanno diffuso la notizia che bambini ucraini sono stati deportati da Mariupol (di cui 100 ricoverati in ospedale), mentre il presidente Zelensky ha affermato che, dall'inizio della guerra, 5000 piccoli ucraini sono stati portati in Russia o nelle zone da essa occupate.
Sono solo drammatici spezzoni della storia dolorosa che vivono oggi i bambini ucraini. Ma che pensano loro della guerra? Mi ricordo di aver visitato, anni fa, una scuola di bambini siriani rifugiati in Libano: i loro disegni erano le case bruciate e il colore prevalente era il rosso. Appariva il loro sentire doloroso.
Va da sé che i bambini vanno accolti, messi in situazioni sicure, dove si manifesta attenzione e protezione per loro. Ma non basta. Bisogna ascoltarli.
Spesso i bambini traumatizzati parlano poco e chiedono poco. Ma, dal loro spaesamento e dal loro dolore, viene una domanda profonda: la pace.
I bambini hanno bisogno della pace come dell'aria. In questo sono più sapienti di tanti adulti bellicosi.
I bambini non gridano e non fanno manifestazioni, ma soffrono tanto. Quando i "signori della guerra" ascolteranno la loro domanda profonda?
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 1/5/2022
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