Una politica comune darebbe all'Europa un profilo da protagonista mondiale e sarebbe una risposta all'aggressività russa
Il 9 Maggio Macron interviene alla chiusura della Conferenza sul futuro dell'Europa |
La via di Macron per fermare Putin
«Domani dovremo costruire la pace. Dovremo farlo con l'Ucraina e la Russia. Non lo si potrà fare nella negazione, né nell'esclusione reciproca, né tantomeno nell'umiliazione», ha detto il presidente Macron al Parlamento europeo. Non si deve «mai cedere alla tentazione dell`umiliazione o allo spirito di vendetta», ha aggiunto, ricordando la mortificazione della Germania dopo la Grande Guerra. Da poco rieletto, il presidente ha espresso la sua idea di Europa in tempi bui di conflitto. L'Europa è il futuro, anzi è quell'associazione di cittadini e parlamenti nazionali ed europei sorta per «pensare al futuro». Per Macron l'idea di Europa è indissolubilmente legata a quella di futuro: si tratta di abbandonare i nazionalismi micidiali per guardare oltre. Infatti non c'è futuro per i medi e piccoli Paesi europei senza Europa, altrimenti saranno messi in un angolo dalla grande storia, non solo politicamente, ma come civiltà.
Invece siamo tutti rigettati indietro dalla guerra in Ucraina. Ci vuole un colpo d'ala, per riprendere a camminare senza cadere nel gorgo dell'aggressività. In Ucraina occorre ricercare la via di una soluzione pacifica per l'Europa e la Russia, unite in ogni caso da un destino di comune convivenza dalla geografia continentale. Questo non è cedere all'aggressività russa, ma guardare al bene della pace per l'Ucraina prima di tutto. Ma bisogna che l'Europa esista. Altrimenti non possiamo fare molto.
Occorre innanzitutto riformare le procedure europee: i Consigli europei non possono essere una babele permanente in cui si contratta la virgola affogando il disegno generale tra dettagli e distinguo. Va superato il voto all'unanimità, ma non basta: va allargato il terreno delle politiche comunitarie e ridotto quello riservato alle scelte nazionali, come con la pandemia.
C'è un aspetto essenziale che la guerra ucraina rilancia con urgenza: la questione della politica estera e di difesa comuni. Oggi abbiamo un servizio diplomatico europeo giustapposto a quelli nazionali. Abbiamo tante politiche di difesa convergenti (non per tutti) nella Nato. Costruire una difesa europea è un grosso risparmio e offre all'Europa - sostiene anche Macron - l'autonomia strategica per parlare con una voce unica e pesare sugli scenari globali.
Ma una politica estera comunitaria è difficile: lo si vede quando si tratta di energia, specie oggi di gas russo. Ogni Paese ha le proprie esigenze, come è lecito.
Tuttavia una politica comune darebbe all'Europa un profilo politico da protagonista. Sarebbe una risposta all'aggressività russa.
Macron intravvede la divaricazione degli interessi tra Europa e Stati Uniti, che possono permettersi una lunga guerra in Ucraina. Non l'Europa.
Le due prospettive sono diverse, ma non incompatibili. I Paesi più importanti della Ue (Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia) potrebbero usare le cooperazioni rafforzate per uscire dall'impasse e darsi regole comuni, pragmatiche e operative in politica estera e di sicurezza. Alla fine si favorirebbe anche la coesione nella Nato senza competizione. L'abbiamo fatto con successo per la politica monetaria: perché non ripeterlo? L'anno che abbiamo innanzi, l'ultimo dell'attuale Governo italiano, il primo del nuovo mandato di Macron, con un cancelliere tedesco appena nominato, è una finestra densa di opportunità. Non è l'ora di fare un deciso passo in avanti?
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 22/5/2022
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