Migranti sulla recinzione di Melilla |
Melilla è una città sulla costa mediterranea del Marocco con meno di 100mila abitanti: appartiene alla Spagna dalla fine del Quattrocento. È un lembo di Europa in Africa che - come Ceuta, l`altra città spagnola in Marocco - è porta d'ingresso per rifugiati e migranti. La circonda un'alta recinzione, molto sorvegliata. Gli spagnoli contano sulla collaborazione marocchina per contenere il flusso di quanti premono per entrare. Tutto questo è noto.
Ma è successo qualcosa di incredibile venerdì scorso. Una massa di persone, quasi tutti africani, ha cercato di entrare a Melilla superando le due barriere. Ci sono stati morti (sembra 37) e feriti. Alcune immagini ritraggono persone buttate a terra, picchiate, che sembrano morte, osservate da agenti della polizia marocchina. Questa ha ingaggiato una lotta furiosa, rilanciando pure pietre ed entrando in territorio spagnolo per riprendersi i rifugiati. Pare che i morti siano stati seppelliti senza autopsia. Così quei disperati finiscono senza nome e senza alcun accertamento: cadaveri per terra accanto a feriti.
Un'immagine terribile alle porte dell'Europa. Eppure credevamo che l'esperienza dell`accoglienza agli ucraini avesse cambiato la mentalità degli spagnoli. La Spagna ne ha accolti100mila. Sono coinvolto personalmente nell'aiuto agli ucraini e ribadisco il valore di questa accoglienza. Ma dobbiamo anche riconoscere i dolori di tutti i rifugiati, per cui mancano vie legali e che sono spesso costretti a intraprenderne di illegali con tragiche conseguenze.
Il governo socialista di Sanchèz, nonostante la proclamata svolta a sinistra, ha mostrato un volto preoccupante. Non si possono usare questi metodi brutali. I marocchini si sono mostrati più che zelanti, anche perché il loro governo ha da poco chiuso la polemica con Madrid, la quale ha ceduto sposando la posizione di Rabat sull'ex Sahara spagnolo. In precedenza i marocchini avevano utilizzato la pressione migratoria per creare difficoltà al governo spagnolo.
«Il dramma dei migranti inizia molto prima», ha dichiarato Sanchéz. Ha ragione. Poi ha precisato: «Bisogna agire in Sudan, che è il Paese da cui provenivano molti dei migranti che hanno tentato di assaltare in modo violento la barriera di Melilla». Giusto in teoria. Ma quanto è stato fatto dalla Spagna o dai Paesi europei per disincentivare il flusso di chi abbandona la propria terra sotto la pressione della crisi economica e ambientale e dei conflitti?
Parlare di un'azione (politica, cooperativa, sociale) nei luoghi di provenienza è corretto, ma serve solo a spostare il problema verso un futuro che non verrà mai. Nel 2022 la Spagna ha presentato un piano per aiutare lo sviluppo di alcuni Paesi africani. Sono anni che si parla di questa politica anche a livello europeo, ma poco è stato fatto. E va fatto in maniera coordinata e con la responsabilizzazione dei leader africani, molti dei quali non sono interessati a evitare che i loro concittadini, spesso scontenti, lascino i loro Paesi.
Comunque, episodi come quelli di Melilla non possono accadere. Anche se i marocchini sono gli attori principali dell'azione violenta, la Spagna non è estranea. E che succederà, quest'estate, con la crisi alimentare ed economica che produrrà un incremento della spinta migratoria? Quante Mellila dovremo vedere?
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 10/7/2022
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