Solo nel 2021 sono stati uccisi 22 missionari. Il loro sangue è profezia di pace e un testamento che dobbiamo raccogliere
A Port-au-Prince, capitale di Haiti, è stata uccisa una piccola sorella del Vangelo, Luisa Dall'Orto, 65 anni. Lavorava in una delle tante bidonville della città, Cité-Okay, dove si intrecciano miseria e violenza. Aveva detto a proposito del suo centro costruito tra le baracche: «Non c'è un solo spazio per i bambini... Kay Chal è l'unica oasi dove possono incontrarsi, stare insieme, fare i compiti, vivere la loro infanzia, spesso rubata o ridotta in catene». E i bambini, in larga parte vengono dalla provincia, inviati in città presso famiglie agiate, spesso piccoli schiavi, cui è rubata l'infanzia: sono i restavek in creolo.
Perché è stata uccisa suor Luisa? Aveva scelto di stare in mezzo a un mondo violento per aiutare i piccoli. Probabilmente l'opera della religiosa sottraeva ragazzi alla manovalanza della criminalità: così andava eliminata. Nonostante l'ambiente e il clima violento, ha deciso di restare con i suoi bambini.
Il suo è un martirio. Cristiani come lei, che problemi creano ai violenti tanto da essere uccisi? È una domanda che ci ripetiamo in questi giorni, quando vediamo morire tanti cristiani. Perché? Recentemente due gesuiti sono stati uccisi nella chiesa di Cerocahui, piccolo villaggio della Sierra Tarahumara in Messico: avevano cercato di difendere un uomo che era entrato nel tempio perché inseguito da uno armato. Ma sono stati colpiti tutti e tre. La Sierra Tarahumara, una regione dimenticata, è divenuta un'area di operazioni dei narcos. I gesuiti sono stati assassinati perché difendevano un uomo, considerando la chiesa uno spazio di rifugio.
In Nigeria si è vissuta a Owo una Pentecoste di sangue. Uomini armati sono entrati nella chiesa di San Francesco Saverio, durante la Messa, sparando all'impazzata e uccidendo varie decine di cristiani.
Andare a Messa, la domenica, in alcune regioni del mondo diventa un atto di coraggio, perché i terroristi colpiscono vigliaccamente i cristiani indifesi in preghiera. Negli ultimi mesi sono stati uccisi vari sacerdoti cattolici in Nigeria: un bilancio pesante.
Nel mondo, nel corso del 2021, ben 22 missionari, uomini e donne, sono caduti preda della violenza. Perché? Non avevano nemici e non combattevano contro nessuno. Ci possono essere spiegazioni differenti degli eventi, ma una costante unifica tutti questi casi dolorosi: hanno voluto colpire persone indifese che, spesso in situazioni conflittuali, vivevano per la pace e al servizio dei più deboli.
La mitezza e la generosità della loro vita è stata una contestazione concreta e silenziosa di azioni violente, bande criminali, del fanatismo religioso, dello sfruttamento della gente. Per questo dovevano morire, perché non ci fossero più testimoni che si poteva vivere in modo diverso, senza uccidere e cercando il bene degli altri.
Il loro sangue sparso non è una notizia da archiviare. Queste vite spezzate parlano a tutti: sono un testamento che le comunità cristiane del mondo sono chiamate a raccogliere.
È il grande e umile messaggio che si può vivere per il Vangelo e per gli altri senza cercare in ogni modo di salvare sé stessi. Il cristianesimo del nostro secolo non è solo quello di cristiani un po` pigri e guardinghi, ma è anche quello di persone simili a noi, non eroi coraggiosi, ma gente che ha scelto di vivere per il Vangelo.
I nuovi martiri del XXI secolo parlano alla coscienza di ciascuno e sono una predicazione vivente che è possibile vivere il Vangelo delle Beatitudini. Per questo li hanno uccisi: la loro umanità evangelica andava tacitata, perché nei fatti rappresentava una profezia in un mondo violento che non vuole né vedere, né ascoltare, né parlare. Preferisce assassinare.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 17/7/2022
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