Il Papa e i leader delle religioni mondiali ai piedi del Colosseo sottoscrivono l'appello di pace appena proclamato - Roma, 25 ottobre 2022 - Foto Sant'Egidio
Tra i1 23 e il 25 ottobre si sono riuniti a Roma i leader delle grandi religioni mondiali su invito della Comunità di Sant'Egidio per dialogare e pregare per la pace. L'incontro, quanto mai attuale di fronte alla guerra in Ucraina a seguito dell'invasione russa, si inserisce in una ormai lunga storia di dialogo interreligioso partita da Assisi nell'ottobre 1986.
Allora, Giovanni Paolo II invitò i leader delle religioni nella città di san Francesco a pregare per la pace gli uni accanto agli altri, non più, come disse, gli uni contro gli altri. Fu una svolta nel rapporto tra le religioni dopo secoli di ignoranza reciproca o di conflitti. Alcuni, anche nella Chiesa cattolica, accusarono papa Wojtyla di sincretismo. In realtà, ancora al tempo della guerra fredda, Wojtyla ebbe un'intuizione decisiva: le religioni sono una forza di pace e vanno sottratte all'attrazione delle politiche bellicose e della violenza. Da Assisi lanciò un messaggio non solo ai cattolici o ai cristiani, ma a tutti i credenti: camminare assieme per creare e rafforzare la pace.
Per trentacinque anni la Comunità di Sant'Egidio ha continuato questi incontri nello spirito di Assisi con significativa partecipazione dei credenti di tutte le religioni. Tra di essi, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, il cardinale Martini, il grande imam di Al Azhar, Al Tayyb, il gran rabbino di Francia, Sirat, pensatori come Bauman, Merkel o Walesa. Nel 1989, una tappa importate fu a Varsavia, quando ancora il Muro era in piedi: «Mai più la guerra!» fu il messaggio di allora, nel cinquantesimo dell'inizio del secondo conflitto mondiale.
Oggi siamo in una grave condizione di guerra: un conflitto che minaccia di diventare mondiale con il rischio dell'uso dell'arma atomica. Le comunità religiose, ha detto il presidente Macron all'apertura dell'incontro, hanno un ruolo decisivo nel pacificare i popoli. Il Presidente Mattarella ha fatto sentire la sua pensosa preoccupazione per la pace. C'è infatti il rischio che tutti siano trascinati nella logica del conflitto, anche le religioni.
L'appello finale, sottoscritto da tutti i leader religiosi, tra cui papa Francesco, afferma: «La pace è santa, la guerra non può mai esserlo». E aggiunge: «È nostro dovere aiutare a disarmare i cuori e richiamare alla riconciliazione tra i popoli». I giorni di convegno hanno raccolto personalità religiose e di cultura in varie tavole rotonde, un vero laboratorio di dialogo, in cui tanti si sono potuti incontrare ed esprimere: l'ecologia, la preghiera, il dialogo interreligioso, il Mediterraneo, il multilateralismo e la cooperazione, la vicenda umana e spirituale della pandemia, i media e il grido della pace sono alcuni temi dei dibattiti.
Il dialogo e l'incontro sono necessari in un mondo globalizzato in cui, però, le distanze si allungano e la paura dell'altro cresce. Papa Francesco, nel 2014, disse qualcosa di molto attuale: «il mondo soffoca senza dialogo». A Roma, in modo profetico, i leader delle religioni hanno proposto e immaginato un futuro oltre la guerra: un orizzonte di pace, che oggi appare impossibile ai più. Eppure, la pace è necessaria per la sopravvivenza dei popoli. Di fronte al Colosseo, il Papa e gli altri capi religiosi hanno fatto sentire tutta la loro preoccupazione: «L'umanità deve porre fine alle guerre o sarà una guerra a mettere fine all'umanità... Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche. Ripartiamo insieme dal dialogo che è medicina efficace per la ri- conciliazione dei popoli».
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 30/10/2022
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