Passa ai contenuti principali

L'Italia ha fame di lavoratori: perché non integrare i migranti?

Un gruppo di migranti riceve l'attestato del corso di formazione per caregiver a Roma presso l'ospedale Santo Spirito il 7 Marzo 2024 - Foto Sant'Egidio

Non è solo una questione umanitaria, ma anche una necessità del nostro sistema produttivo

Settant'anni fa, Pio XII ordinò che i preti operai smettessero di lavorare in fabbrica, perché c'era un contrasto tra il sacerdozio e la condizione di operai. Non erano passati 10 anni dall'inizio dell'esperienza, nata da un libro dei padri Godin e Daniel, Francia, terra di missione? (1943), che mostrava l'estraneità della Chiesa al proletariato. Da qui presero le mosse i preti operai francesi, che condividevano la vita in periferia e il lavoro. Non cappellani del lavoro, ma operai tra gli operai. L'arcivescovo di Parigi, il cardinale Suhard, così sintetizzò la missione: «Bisogna uscire da casa nostra, andare a casa loro». Questi preti non vestivano più da preti e non vivevano nelle parrocchie, ma si situavano nel cuore di uno scontro epocale: tra il movimento socialcomunista, che aveva raccolto in gran parte l'ansia di emancipazione proletaria, e quanti gli si opponevano nel clima della Guerra fredda. Nel 1949, la Santa Sede aveva comminato la scomunica ai comunisti. 

Il romanziere francese, Gilbert Cesbron, nel 1954, anno della condanna dei preti operai, pubblicò un bel romanzo su di loro, un grande successo editoriale, I santi vanno all'inferno. Il protagonista, padre Pietro, così descrive la sua identificazione nel mondo operaio, parlando con il vescovo: «Guardate,        monsignore, sono diventato tutte mani...». Sono problematiche lontane. Restano oggi i grandi e drammatici problemi del mondo del lavoro, manifestati anche dalla recente tragedia alla centrale di Suviana. 

Ora l'Italia, demograficamente invecchiata, presenta una grande domanda di lavoratori, cui gli italiani non possono rispondere da soli. La Chiesa, di fronte agli immigrati, ha da sempre insegnato a nutrire uno sguardo umano e positivo, ma anche a cogliere nel loro arrivo un'opportunità di crescita per l'Italia. Taluni dicono che la Chiesa "svende" i Paesi cristiani agli stranieri. Già nel 1952, Pio XII, nella Famiglia esule, scriveva sui migranti con impressionanti analogie con papa Francesco. 

Un recente accordo sull'apertura di "corridoi lavorativi", firmato tra la Comunità di Sant'Egidio e i ministeri degli Esteri, Interno e Lavoro, risponde all'esigenza di manodopera, formata nei Paesi di provenienza, per entrare in Italia in sicurezza e legalmente. Si segue il modello dei "corridoi umanitari" per persone vulnerabili, che ha portato in Italia 7 mila persone, accolte e curate, ormai integrate nel lavoro e nella società. In Italia, che ha spirito imprenditoriale, c'è fame di lavoratori. La loro presenza è una condizione indispensabile per la crescita. Quanti, da fuori dell'Italia, sperano di venirci a lavorare, non sono una minaccia, ma una risorsa preziosa, soprattutto se accompagnati in un processo di integrazione, istruzione linguistica e inserimento. 

Questo non è solo un discorso umanitario, che mira all'accoglienza, ma rappresenta una vera necessità del sistema produttivo e del futuro demografico italiano. È significativo che tale necessità corrisponda anche alla voglia di una vita migliore di tante persone del Sud del mondo. Infatti, mentre si nega il futuro a migranti e rifugiati, chiudendo le porte o abbandonandoli a viaggi terribili, lo si negherà anche all`Italia, condannata a essere una terra di anziani con un'economia declinante. E questo diventerà evidente molto presto.

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens...

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe...