De Gasperi durante un comizio |
Mai subordinata, lontana da ogni radicalismo, cattolica e riformista, contraria ad ogni guerra
Nel gennaio 1994 si scioglie la Democrazia Cristiana, dopo più di cinquant'anni di storia. Il clima politico - l'inchiesta "Mani pulite" e l'incriminazione di Andreotti per associazione mafiosa - si era fatto critico. L'allora segretario Mino Martinazzoli sottolineò il valore del Partito Popolare Italiano, la nuova formazione che si ricollegava alla lezione di don Sturzo. Una damnatio memoriae della Dc, che Tangentopoli aveva coperto di ombre? Con il Partito Popolare, dopo mezzo secolo, si affermava la discontinuità dalla Dc. Un passaggio ritenuto necessario nel clima emotivo del momento.
La Dc era frutto di un processo politico-religioso, poco comprensibile e poco attraente per le generazioni postconciliari. Restava il giudizio storico sulla Dc dalla Resistenza alla Repubblica. Quella che il grande storico Pietro Scoppola ha chiamato "la Repubblica dei partiti". La Dc faceva parte, con il Pci, il Psi, i partiti laici e altri, di un sistema politico durato quasi mezzo secolo che ha avuto una sua stabilità (pur nel cambio costante dei governi), ha ricostruito l'Italia distrutta dalla guerra e ha fatto emergere dalla povertà grandi masse di italiani.
Il bilancio politico e sociale della Repubblica dei partiti non può non essere positivo: è un terzo della storia dell'Italia unita, segnata dalla modernizzazione e dal radicamento in Europa e nell'alleanza occidentale. La democrazia parlamentare, con la presenza del più grosso partito comunista occidentale, ha saputo ben gestire una situazione assai conflittuale. Non sono mancate ombre, episodi di corruzione, sovente legati al finanziamento dei partiti. Non è stata una vicenda solo democristiana, ma ha riguardato l'intero sistema italiano.
Poco più di ottant'anni fa nasceva la Dc: era il 1943, tempo della clandestinità, che la vide protagonista della Resistenza con le sinistre, i monarchici, i liberali e i militari. Fin dal voto per l'Assemblea costituente del 1946, l'affermazione elettorale dello Scudo crociato fu forte.
Formatasi per iniziativa di De Gasperi e degli ex popolari, non nacque come il partito della Chiesa, ma presto lo divenne. Fu la prima differenza dal partito di Sturzo, che non lo era mai stato. Il sostituto vaticano, monsignor Montini, appoggiò De Gasperi e ottenne il consenso di Pio XII all'unità dei cattolici nella Dc anche in funzione anticomunista. In questa prospettiva rifluirono nel partito voti conservatori, moderati ed ex fascisti su suggestione della Chiesa.
De Gasperi però non volle mai fare con il suo partito un blocco con le destre missina e monarchica, ma volle governare al centro con l'appoggio dei partiti laici. In una seconda stagione, quella del Centrosinistra, la Dc governò con i socialisti, a eccezione di un breve periodo in cui ebbe l'appoggio del Pci.
In anni di duro scontro con le sinistre si mantenne nel quadro dei partiti che avevano combattuto il fascismo nella Resistenza e avevano redatto la Costituzione. Mai subordinata, lontana da ogni radicalismo, ma impegnata in senso riformista.
Del resto, la Dc si formava, 80 anni fa, nella scelta per la democrazia e contro la guerra, espressa da Pio XII nel radiomessaggio natalizio. Dopo aver ricordato le "austere lezioni del dolore", dichiarava "guerra alla guerra". Ottant'anni dopo tornano alla mente i problemi di oggi e le parole di Francesco in Fratelli tutti. Per capire il presente e guardare il futuro con speranza, bisogna aver memoria di quanto si è vissuto nel Novecento.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 23/6/2024
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