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Dopo la tragica vicenda di Satnam Singh, possiamo ancora dire che gli italiani sono brava gente?

La manifestazione in ricordo di Satnam Singh a Latina il 22 Giugno

Un momento difficile: odio, violenza e antisemitismo dilagano, mentre il valore della pace è stato oscurato

Satnam Singh, lavoratore indiano irregolare di 31 anni in un'azienda agricola dell'Agro Pontino, è stato ferito gravemente sul lavoro e non soccorso. Ha perso sangue per un'ora e mezzo prima che l'ambulanza, chiamata dopo tanti dinieghi, lo portasse in un ospedale romano, dov'è morto. 

Il braccio amputato nell'incidente era stato gettato dal padrone dell'azienda davanti alla casa dove Satnam viveva con la moglie Sony. Storia terribile di sfruttamento e di disinteresse totale alla vita, che ha spinto Sony a dire: "L'Italia non è un Paese buono". 

È una frase che mi ha colpito come una frustata. Sony aveva, dopo le lunghe giornate di lavoro nei campi, solo la consolazione di Satnam. I lavoratori indiani, di religione sikh, sono degli "inapparenti" - come scriveva in una poesia Pietro Ingrao. Li ho visti tante volte in bicicletta per le strade della provincia di Latina. Spesso sfruttati per i lavori agricoli. Il fatto è noto. La morte di Satnam non ha generato unanime turbamento, tanto che non è stata interrotta la festa patronale a Borgo Santa Maria, paese vicino al luogo dell'incidente. Il vescovo di Latina, mons. Crociata, invece, si è chiesto come possono essere considerati nella comunione della Chiesa quanti sfruttano la vita umana con il caporalato. 

Eppure gli italiani si sono detti a lungo "brava gente", capaci di umanità. Lo sono stati tante volte nella storia, come i giusti che hanno salvato tanti ebrei dalla caccia dei nazisti. Hannah Arendt pensa che gli ebrei italiani sono stati protetti dalla «generale, spontanea umanità di un popolo di antica civiltà». Ma il discorso è in chiaroscuro. Si è vantato un approccio diverso degli italiani ai sudditi coloniali rispetto alle altre potenze, ma la fascistizzazione della presenza italiana portò a vere barbarie, come la strage di quasi 20 mila etiopici dopo l'attentato a Graziani nel 1937 ad Addis Abeba. Lì si videro civili italiani darsi alla violenza.

"L'Italia non è buona": ha ragione Sony. Nessun popolo è buono per natura. Noi non lo siamo. Contano la cultura, l`educazione, la fede, ma anche influiscono negativamente la propaganda politica e la predicazione del disprezzo. 

Siamo in un momento difficile, in cui l'odio al migrante, la violenza, l'antisemitismo, il bellicismo sono stati sdoganati, mentre altri valori sono stati oscurati, a partire dalla pace. Paolo Rumiz parla di "spettro della barbarie in Europa" nel suo nuovo volume Verranno di notte. Si respira un'aria di inutile durezza, come quando uno straniero deve rinnovare i documenti negli uffici. Ma ancora peggio la si respira in alcune carceri, dove sono già avvenuti 47 suicidi dall'inizio dell`anno a giugno. 

Forse in una società di donne e di uomini soli è più facile lasciarsi andare alla paura che diventa disprezzo e violenza. Lo dice la storia dei femminicidi. Ma lo mostra con evidenza l'assurda ripresa dell'antisemitismo: 454 episodi nel 2023, rispetto ai 241 del 2022. No, cara Sony, l'Italia non è buona. Ma non dobbiamo vergognarci di cercare di esserlo, nonostante l'ironia sul buonismo. Abbiamo risorse morali, leggi, istituzioni, comunità e tanta gente di buona volontà.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 14/7/2024


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