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Ritorno in Mozambico dove pace e giustizia sono ancora lontane

Una veduta di Maputo oggi - Foto da Twitter

Quarant'anni dopo le città sono scintillanti, ma la povertà resta, così come i venti di guerra

Sono quarant'anni che regolarmente vado in Mozambico, colonia portoghese fino al 1975, quando, dopo una guerra durata dieci anni, il movimento FreLiMo liberò il Paese. Sono stato la prima volta nel 1984, per portare aiuti a un Paese assediato dalla fame. Nel grande mercato generale di Maputo non c`era niente da comprare: solo un po` di pesce secco. 

Per strada tanti bambini con la pancia gonfia, tipica dei denutriti. La situazione era drammatica. Solo 80 medici in tutto il Mozambico. La popolazione portoghese era quasi tutta partita e il Governo non voleva si trattenesse. Si vedeva qualche povero portoghese chiedere l'elemosina fuori dalle chiese. Come far funzionare il Paese senza classe dirigente, senza operai o tecnici? Il FreLiMo, appoggiato dall'Urss e da Cuba, era un partito (unico) disciplinato, ma anche duro. Voleva realizzare il socialismo, ma c'erano emergenze continue. Nacque un movimento antigovernativo, appoggiato dal Sudafrica razzista e dalla Rhodesia bianca che faceva assalti in tutto il Paese. Nel 1984, non ci si poteva più spostare via terra, ma solo per aereo, in un paese assediato. Guerra, fame, mancanza di cure erano l'eredità di un colonialismo misero, ma anche frutto di una politica ideologica e rigida. Arrivò anche il conflitto con la Chiesa cattolica. Furono sequestrate missioni e scuole; l'attività religiosa messa sotto controllo. Si arrivò all'incarceramento di un vescovo. Mancava tutto. 

Un vecchio missionario, portandomi in giro per Maputo, ripeteva: «I bambini sono la ricchezza del Mozambico». Ma i bambini avevano fame e bisogno di futuro. 

Con Matteo Zuppi, allora semplice viceparroco a Trastevere, sognavamo un futuro diverso. Favorimmo un incontro segreto a Roma fra il vescovo Jaime Gonçalves ed Enrico Berlinguer, segretario del Pci, allora molto impegnato in Mozambico. Il segretario comunista accordò il suo appoggio alla Chiesa per la libertà, e si mosse in modo molto efficace. Intanto, attraverso incontri, anche con alcuni dirigenti della FreLiMo, tra cui il ministro degli Esteri Joaquim Chissano, poi divenuto presidente, dal 1986 cominciammo a cercare, insieme a Zuppi, una via d'uscita. A un congresso della FreLiMo parlai della necessità della pace, molto applaudito dai delegati, nonostante le riserve di alcuni. Maturava l'idea del dialogo tra Governo e Renamo, il partito all'opposizione, ma non era facile raggiungere questi ultimi, arroccati com'erano all`interno del Paese. Decisivo fu l'intervento di monsignor Gonçalves. A Maputo si accendevano speranze, ma all'interno del Paese le violenze sulla popolazione continuavano. Un libro di Nelson Moda, che ha vissuto un'infanzia di guerra, racconta i dolori e le angosce di quei tempi. 

Quarant'anni dopo, tutto è cambiato. Le città, specie Maputo, sono scintillanti. Il comunismo è finito da tempo. Le società internazionali cercano di garantirsi lo sfruttamento delle tante risorse presenti nel Paese. 

Ci sono africani ricchi e ricchissimi, ma pure una massa di poveri. Soprattutto ci sono tanti giovani inquieti sul futuro e sul lavoro. 

Da qualche anno, è ricomparsa una guerriglia nel Nord, che si presenta come un movimento di protesta islamico. In Mozambico, pace e giustizia sono ancora lontane. 


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 28/7/2024

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