Liturgia ortodossa nella chiesa di Stara Pryluka (Ucraina) - Gennaio 2023 - Foto da Wikimedia Commons |
Il Parlamento ha messo al bando la Chiesa ortodossa ancora legata al patriarcato di Mosca
Che succede tra i cristiani ortodossi ucraini? Un Paese martoriato dalla guerra deve affrontare problemi religiosi e di coscienza, mentre tanti uomini sono al fronte e tante persone perdono i familiari in battaglia. Visitando la chiesa militare di Leopoli (greco-cattolica, unita a Roma, ma di rito bizantino come gli ortodossi), sono rimasto colpito dalle pareti con le foto di caduti, davanti a cui sono posti i fiori. Ho visto tante donne accarezzare le immagini dei loro cari.
In Ucraina, specie nella parte occidentale, c'è una Chiesa greco-cattolica che pratica il rito bizantino ed è unita a Roma. Violentemente soppressa dai sovietici nel 1946, fu incorporata in quella ortodossa perché accusata di essere al servizio del Papa e dell'Occidente. Le parrocchie furono costrette a votare il passaggio all'ortodossia e i preti e i vescovi incarcerati e condannati. È una storia di martirio.
Recentemente, il 20 agosto, il Parlamento ucraino ha messo al bando la Chiesa ortodossa ucraina che non ha rotto il legame spirituale con il patriarcato di Mosca. Il presidente Zelensky ha parlato di "indipendenza spirituale"; un suo collaboratore ha affermato che «non può esservi una Chiesa moscovita in Ucraina». Questa Chiesa, guidata dal metropolita Onufry, conta 9000 parrocchie: è accusata di essere filorussa e di collaborare con i russi, nonostante la guerra. In realtà gode di uno statuto di ampia autonomia e si è dichiarata indipendente, pur preservando il legame spirituale con il patriarcato di Mosca. Nella liturgia, non viene più ricordato il nome del patriarca Kirill. La nuova legge pretende entro nove mesi una chiarificazione del rapporto con Mosca e spinge le parrocchie ad entrare nell'altra Chiesa ortodossa, anche se la posizione ufficiale di Onufry è stata di condanna dell`aggressione ucraina.
C'è un'altra Chiesa ortodossa, diretta dal metropolita Epifanio, con 8500 parrocchie, che ha ricevuto il tomos di autocefalia (di autogoverno) dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Questi ha agito in base al fatto che l'Ucraina ortodossa era sotto la giurisdizione di Mosca per una concessione di Costantinopoli nel 1686, per la situazione politica di allora. La Chiesa autocefala ucraina si pone così sullo stesso piano delle altre Chiese ortodosse, ma è avversata dal patriarca Kirill che considera l'atto di Bartolomeo un abuso e con cui ha rotto ogni relazione. La Chiesa autocefala ha raccolto vescovi e parrocchie, fino ad allora autonome, e alcune provenienti dalla giurisdizione di Mosca.
Il provvedimento contro la Chiesa ortodossa (legata a Mosca) trova consenso nel patriottismo di un Paese aggredito dai russi. Viene motivata con il fatto che un'organizzazione religiosa non può dipendere da un ente con sede in un Paese in guerra con l'Ucraina.
Certo, se esistono problemi di collusioni con i russi, l'Ucraina può certamente intervenire sui casi accertati. Ma sorgono vari dubbi, se la nuova legge non limiti la libertà religiosa. L'Albania comunista obbligò i vescovi cattolici a non avere più rapporti con il Papa, per la sua collocazione in Occidente. È un precedente pericoloso per ogni comunità religiosa, che coltiva legami internazionali. E poi, dal punto di vista ucraino, conviene in una situazione di guerra introdurre un conflitto religioso tra cittadini?
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del I/9/2024
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