Passa ai contenuti principali

Il richiamo del Papa: respingere i migranti è un peccato grave

  

Un momento del salvataggio dei superstiti del naufragio del 2 Settembre - Fotogramma da Fb Guardia Costiera

La soluzione non è chiudere le frontiere, ma aumentare gli accessi sicuri e legali e integrare

La crisi di Gaza può essere un nuovo innesco per il terrorismo in Europa? È quanto teme il Governo tedesco dopo l'attentato di Solingen: un siriano (avrebbe dovuto essere rinviato in Bulgaria), con un coltello ha ucciso tre persone e ne ha ferite sei. Si è dichiarato membro dell'Isis. In Francia, un algerino, con regolare permesso di soggiorno, ha tentato di appiccare il fuoco a una sinagoga prima della funzione del sabato. In Francia gli attentati antisemiti sono quadruplicati nell'ultimo periodo di guerra a Gaza, dopo l'attacco terroristico di Hamas. L'Europa rischia di nuovo di essere sotto attacco terroristico?

Nessuno ha la risposta, bisogna vigilare, ma anche investire sull'integrazione nella società, nella scuola, al lavoro. E poi le situazioni sono diverse da Paese a Paese. 

L'Italia ha bisogno di immigrati per il deficit demografico. Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, lo ha detto con chiarezza. Il grande lavoro da fare è sull'integrazione dentro le nostre società. Non tanto sulle frontiere da proteggere dall'immigrazione clandestina. Al contrario, di fronte a ogni crisi l'attenzione si concentra sulle frontiere più che sulla costruzione di una società capace di coesione. 

Mi ha colpito che papa Francesco abbia scelto di parlare dei respingimenti all'udienza generale di mercoledì scorso. Lo ha fatto come vescovo di Roma, con l'autorità del Papa alla testa di una grande Chiesa nel Mediterraneo: «Del Mediterraneo ho parlato tante volte, perché sono vescovo di Roma e perché è emblematico: il Mare nostrum... è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c'è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti». 

Durante la visita a Lampedusa all'inizio del suo pontificato, Francesco denunciò la "globalizzazione dell'indifferenza". Oggi ribadisce: respingere i migranti, «quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave». Sono parole forti che dovrebbero far riflettere.

Questa è da sempre la posizione del Papa. Alcuni giornali parlano di divaricazione tra i vescovi italiani, non troppo critici sui respingimenti (non certo per motivi di schieramento politico), e Francesco, che avrebbe tutt'altro atteggiamento. Un`interpretazione che non regge. C'è una visione comune che coinvolge il Papa, tanti cristiani, gente pensosa sulla sorte di molti caduti e sul futuro dell'Italia. È un'ingenuità? No, è il rifiuto di una semplificazione! Il problema è complesso: non si risolve respingendo, ma trovando strade diverse. 

Infatti, Francesco conclude: «Su una cosa potremmo essere tutti d`accordo: in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci... Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato. Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani».


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana dell'8/9/2024

Commenti

Post popolari in questo blog

Solo il cardinale Matteo Zuppi sta cercando davvero la pace

Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto dal metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca  La Santa Sede non rompe mai le relazioni, specie in tempo di crisi, e si sforza di "umanizzare la guerra" La situazione in Ucraina, con una guerra quasi al terzo anno e l'inverno alle porte, si annuncia difficile. La resistenza ucraina, appoggiata dagli occidentali, non può bloccare il processo di decomposizione della società, anche a seguito di gravi distruzioni causate dai bombardamenti russi, con l'esodo all'estero di 7 milioni di ucraini. Il popolo sta pagando un prezzo enorme e non si vede la fine.  Intanto, in Russia, a Kazan, si sono riuniti, presieduti da Putin, i Brics cui partecipano Brasile, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, India, Iran e altri. Nonostante non ci sia unanimità, la riunione a Kazan mostra che la Russia di Putin non è isolata. I governi occidentali - scrive Salvatore Settis s...

I corridoi lavorativi: modello di accoglienza e buon senso

Sono un modo sicuro per integrare i rifugiati e avere la manodopera di cui abbiamo bisogno La sorpresa è venuta dalla società italiana: a fronte dei 151.000 posti messi in palio dal decreto flussi (non stagionali), le domande degli italiani sono state oltre 690.000. Una massa di richieste a dimostrazione dell'enorme bisogno di manodopera in quasi tutti i settori. La decrescita demografica rende urgente cercare manodopera all'estero.  La paura e l'allarmismo hanno paralizzato la politica che non ha trovato una soluzione ragionevole. I Governi della Ue sono immobilizzati dallo spirito del tempo: paura dei migranti e idea che ognuno debba fare da sé.  Ma i dati parlano chiaro: l'economia europea ha bisogno di manodopera, ma soprattutto l'inverno demografico rende sempre più urgente un rimedio. In Italia c'è forte inquietudine: secondo i dati dell'Istituto Cattaneo, dovremo andare a cercare gli immigrati, pena il crollo dell'economia perché per cinque pens...

La guerra non è inevitabile e il mondo non si deve rassegnare

Papa Francesco entrando all'Arena di Verona saluta Andrea Riccardi  È la costante profezia del Papa: per realizzarla, bisogna investire tutti su diplomazia e dialogo Papa Francesco ha presieduto, sabato 18 maggio, all'Arena di Verona, l'incontro Giustizia e pace si baceranno . L'"Arena di Pace", nata nel 1986, ha avuto sei edizioni. Due nel 1991, il periodo della prima guerra del Golfo, che segnò la massima mobilitazione per la pace. Dal 2003 questo evento non si teneva più.  Negli ultimi due decenni il movimento della pace ha coinvolto meno persone. Resta ancora in Italia un tessuto importante di realtà associative, ma complessivamente il tema della pace è uscito dal dibattito pubblico. Sembra un paradosso, si parla meno di pace proprio quando l'Europa si trova di fronte a un grave conflitto che, a partire dall'aggressione russa, sta dilaniando l'Ucraina. Si aggiunge la drammatica situazione in Terra Santa: l`aggressione terroristica d'Israe...