La cerimonia conclusiva del meeting "Immaginare la pace" promosso dalla Comunità di Sant'Egidio - Il 24 Settembre davanti a Notre Dame - Foto Sant'Egidio |
A Parigi tante personalità di fedi e culture diverse hanno mostrato che un altro mondo è possibile
Non sembra il tempo in cui parlare di pace o manifestare per essa. Il Medio Oriente, dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e la risposta israeliana che ha quasi distrutto Gaza, si trova innanzi a un nuovo fronte in Libano, con uno scontro tra Israele ed Hezbollah. In Ucraina non c'è pace. Le distruzioni russe sono gravissime: come gli ucraini potranno affrontare l'inverno? L`attacco ucraino in territorio russo, per la prima volta dall'aggressione di Mosca, mostra una guerra che si allarga e la Russia minaccia risposte severe a questa espansione.
La pace si è perduta all'orizzonte e i riferimenti alla pace si sono sbiaditi. Non che nella seconda metà del Novecento non ci siano stati conflitti, ma la pace era un valore condiviso. Oggi, come abbiamo più volte detto, si è riabilitata la guerra. In tempi di tensioni, anche le religioni possono essere attratte dalla guerra o dal richiamo dei nazionalismi. Non siamo nemmeno in tempi ecumenici o di dialogo interreligioso: esistono, ma appassionano meno che in passato. Ma le religioni, al fondo della loro tradizione, hanno un messaggio di pace.
È la grande intuizione di Giovanni Paolo II che, nell`ottobre 1986, durante la guerra fredda, invitò i leader religiosi ad Assisi per pregare, l'uno accanto all'altro, per la pace. Non più, disse, l'uno contro l'altro. Da allora, la Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con tante personalità di fede e di cultura, ha continuato il cammino di Assisi.
Ora si è concluso l'incontro di Parigi, che ha raccolto leader ebrei, cristiani, musulmani, giainisti, induisti, personalità umaniste, tra cui Amin Maalouf, romanziere e accademico di Francia. L'incontro si prospettava complesso, per le tensioni che attraversano i popoli e i mondi religiosi.
"Immaginare la pace" è stato il tema centrale del meeting in cui si sono tenuti una ventina di forum nel cuore di Parigi con molta partecipazione, specie di giovani. Un impegno a guardare ad di là della realtà dei conflitti, fuori da una condizione pietrificata. Il mondo ormai ha paura del sogno, dell'utopia. Ma immaginare la pace è l'alternativa che ci libera dalla rassegnazione. Non è stato un esercizio di geopolitica, ma un momento di slancio spirituale per rivalutare la pace. Anche il presidente francese Macron ha dato il suo contributo. Martedì l'incontro si è concluso con la preghiera per la pace, tenuta in luoghi diversi, secondo le differenti tradizioni religiose.
Poi tutti sono confluiti insieme su di un palco di fronte a Notre Dame, la cui ricostruzione è stata quasi completata. C'è una ricostruzione spirituale del mondo da fare nel dialogo, cui le religioni danno un contributo importante. Dagli anni Novanta si è realizzato un mondo globale da un punto di vista economico, dell'informazione e delle comunicazioni. Ma questo mondo sta andando in frantumi tra guerre e fondamentalismi.
Ci vuole una globalizzazione dello spirito, che apra al senso di un destino comune. Germaine Tillion, antropologa francese, scriveva: "Tutti parenti, tutti differenti". La vita non può essere ridotta solo alla differenza o invece alla parentela. Occorre un equilibrio tra unità e diversità. Le religioni lo insegnano a tutti i livelli. Questo equilibrio è la base della pace nella convivenza quotidiana nelle nostre città, come sugli scenari internazionali.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 29/9/2024
Commenti
Posta un commento