Grande produttore di petrolio e gas, da tempo l'Iran vuole dotarsi di energia atomica, anche se l'idea è vista come una grave minaccia da Gerusalemme. Per questo Israele non vuole nessun accordo. Anzi, ha già mostrato in passato di opporsi a simili eventualità in altri Paesi della regione, bombardando sospetti siti nucleari in Siria e Iraq e cercando di frenare il programma iraniano. Con Trump, Netanyahu l'ha avuta vinta almeno sull'accordo, che è stato cancellato.
Anche l'uccisione da parte Usa, a Baghdad, del comandante dei guardiani della rivoluzione, Qassam Soleimani, ha mostrato la convergenza tra Stati Uniti e Israele. Tuttavia Netanyahu non è riuscito a spingere Washington al passo definitivo.
Il problema è che più Israele alza i toni e più gli americani e i loro alleati pensano che si stia esagerando. Non è forse vero che ormai il divario tecnologico-militare tra Iran e Israele era divenuto incolmabile a favore di Tel Aviv?
Ma il 7 ottobre e il pogrom di Hamas hanno cambiato tutto: gli Stati Uniti hanno spostato davanti alle coste di Israele una forza navale in funzione di deterrenza. Il segnale era chiaro: gli Usa non avrebbero tollerato il coinvolgimento dell'Iran (e di Hezbollah libanese) in un attacco generale contro Israele.
Ma l'amministrazione Biden ha cercato di contenere le reazioni israeliane. Non è piaciuta l'eliminazione di Reza Zahedi, un altro leader dei guardiani della rivoluzione, ucciso dal Mossad il 1° aprile a Damasco. Tuttavia Washington, assieme a sauditi e giordani, ha contribuito ad aprile ad abbattere buona parte dello sciame di missili e droni che compivano la rappresaglia iraniana. Recentemente è avvenuta la stessa cosa dopo l'eliminazione di Nasrallah in Libano.
Ora però le cose cambiano: la mancanza di una forte reazione di Hezbollah, gli apparenti limiti logistici e militari iraniani, hanno persuaso Netanyahu che è il momento propizio per farla finita con entrambi. L'invasione del Libano è iniziata. Netanyahu ha promesso la cacciata degli ayatollah e dei pasdaran. Sarà vero che Teheran ed Hezbollah sono così deboli da essere sul punto di crollare? Nessuno lo sa con certezza. Anzi numerosi leader e non pochi analisti temono colpi di coda del regime islamico. Sta di fatto che gli israeliani sembrano riuscire a portare gli americani dalla loro.
L'ultima contro-rappresaglia di Teheran è stata seguita da gravi minacce israeliane che si apprestano a rispondere colpendo i siti petroliferi o nucleari, anche se Washington frena ancora su tale ipotesi. Israele è convinto oggi della debolezza di Teheran: quindi è possibile una definitiva spallata al regime. Tuttavia l'Iran non è un Paese qualunque: è un antico impero con un forte sentimento nazionale che può coinvolgere la popolazione, pur molto stanca del regime islamico e della compressione di ogni libertà. E poi la guerra è un ingranaggio che potrebbe allargarsi in maniera imprevedibile.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 20/10/2024
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