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In un mondo lacerato dall'odio non cediamo alla rassegnazione: apriamo le porte del cuore alla speranza

Papa Francesco apre la Porta Santa di San Pietro all'inizio del Giubileo della Misericordia, l'8 Dicembre 2015

Dobbiamo credere che non tutto è travolto dal male: apriamo il cuore alla speranza

Se si guarda l'orizzonte del mondo, alla fine dell'anno, si resta spaventati. La guerra russo-ucraina non finisce con il suo corteo di immani sofferenze. Gaza continua a essere un luogo di morte, mentre la popolazione palestinese è ostaggio di Hamas e dell'infinita rappresaglia israeliana. Israele, dopo il pogrom di ottobre, si sente minacciato. L`antisemitismo si diffonde. Il mondo passa da una crisi all'altra: in Africa soprattutto. Qui la gente lascia la propria terra per non morire, ma precipita nel baratro di una vita senza sicurezza. In Africa i profughi sono 44 milioni. Un'intera nazione! 

Questo è il mondo che ha riabilitato la guerra, consente la violenza, fa del guadagno e del denaro le leggi supreme di attività più o meno lecite. È anche il mondo che ha rinunciato alle grandi idealità del Novecento: la governance internazionale, la pace, il dialogo, la cooperazione, il disarmo nucleare, l'Onu. Le Chiese, per più di mezzo secolo, hanno praticato il dialogo e ora si trovano bloccate in divisioni profonde: come tra la Chiesa russa, i cristiani ucraini, il Patriarcato di Costantinopoli. 

Non si tratta solo di questioni lontane, di fronte a cui ci si può tirare indietro, dicendo: io che c'entro? Che posso fare? Tutti siamo coinvolti. Non fosse perché il clima di violenza si riversa nella società. Pensiamo ai femminicidi, alla violenza tra i giovani, all'uso del coltello come arma per vendette. La società s'imbarbarisce, anche perché nessun grande ideale e nessuna grande visione la toccano più. Il Natale rischia di essere una corsa al consumismo. 

Tuttavia questo Natale si arricchisce del messaggio del Giubileo della speranza. Francesco, nella bolla d'indizione del Giubileo, che si apre la notte del Natale 2024, ha scritto: «Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L'imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all'avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità». Le persone sfiduciate, gli scettici o i pessimisti spesso siamo anche noi. 

Il pessimismo che ci circonda ci spinge a un pensiero: non si può far niente per questo mondo, conviene pensare a sé stessi! Il pessimismo induce alla pigrizia e all'indifferenza. 

Eppure la Chiesa, con il Giubileo, inaugura un pellegrinaggio che ci porta ad aprire il cuore alla speranza. Che non è buonumore, ma guida verso l'atteggiamento maturo di chi crede che tutto non è deciso e travolto dal male. La Chiesa ci chiede di pregare il Signore per il bene e la pace, quella che gli uomini non sanno darsi. Tanto può una preghiera fatta con fede e insistenza. La Chiesa ci invita a fare il bene dove si è, perché è contagioso e libera dal male. Diceva don Puglisi: «Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto». 

L'apertura della Porta Santa spalanca a una dimensione che è preghiera e carità. Si deve uscire dall'angolo in cui ci si è rintanati e andare per la via della speranza, in cui troveremo compagni. 

La Porta del Giubileo è la risposta alle tante porte chiuse del mondo: «Ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù...» (Apocalisse 4,1).

Una porta si apre per un gruppo di profughi dell'Afghanistan - Fiumicino Giugno 2024 - Foto Sant'Egidio

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del  22/12/2024

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