Putin vuole dettare le condizioni con i missili balistici, in attesa delle prossime mosse di Trump
I missili balistici intercontinentali russi sono l'ultima novità sul fronte ucraino. Il messaggio è chiaro: sono i vettori sui quali è possibile montare le testate nucleari. Prima c'era stato il permesso occidentale agli ucraini di colpire in profondità in territorio russo. Trump, vincitore alle urne, aveva chiesto a Putin di non alzare la posta con un'escalation dell'ultima ora. La telefonata è stata smentita da Mosca, ma le dichiarazioni di vari collaboratori del presidente eletto confermano il contatto. L'uscente Biden si è lamentato che i russi cerchino di mettersi in posizione di vantaggio prima del cambio a Washington.La notizia peggiore è lo sdoganamento delle mine antipersona da parte degli Stati Uniti, dopo la grande campagna per abolirle, in cui anche Famiglia Cristiana è stata protagonista. E le ultime fasi di un conflitto sono sempre pericolose. Anche quando l'ora della fine dei combattimenti fu pubblicata, la Grande guerra vide un aumento micidiale di bombardamenti.
Tutti si chiedono in che modo Trump sarà in grado di finire la guerra e frenare Putin. Quest'ultimo ha già reso note le sue condizioni: mantenere tutti i territori conquistati e trovare soddisfazione per le preoccupazioni in materia di sicurezza. La telefonata del cancelliere Scholz al leader russo dimostra la volontà tedesca di riposizionarsi in modo autonomo. La Francia non è stata associata alla mossa come in passato: tra il presidente francese e il cancelliere la collaborazione non è mai maturata. Lo scorso 19 ottobre, prima del voto Usa, Scholz aveva invitato a Berlino il presidente Biden. Il tema dell'incontro era la condotta della guerra: alla Spd tedesca brucia che il tema della pace sia appannaggio elettorale dell'estrema destra. Macron e il premier britannico Starmer erano stati associati solo in un secondo momento e in ogni caso i media avevano soprannominato l'incontro la "riunione degli zombi", viste le loro fragilità politiche.
Ormai anche il dibattito sulla guerra sta cambiando. Sono finite le posizioni aggressive che non tolleravano nemmeno si pronunciasse la parola "pace". La narrazione della vittoria ucraina contro Mosca è così irreale che la propaganda occidentale lascia il posto a un vuoto colmo di depressione e impotenza di cui si nutrono le destre estreme, non solo quelle filorusse. La guerra non è il terreno giusto per le democrazie: solo i regimi si trovano a loro agio dentro un clima bellicoso e ultranazionalista.
Ora gli europei dovranno discutere con Trump, che vuole che l'Europa si prenda le sue responsabilità. Come gestire l'autonomia strategica europea? Spendere più soldi per la difesa comune senza pesare sul welfare?
Lo si può fare solo con un'integrazione industriale e militare: l'attuale concorrenza interna provoca grandi sprechi. In secondo luogo c'è da rivedere la politica estera e di sicurezza: uscire dal clima incendiario di questi anni e immaginare un futuro capace di usare le armi politiche e diplomatiche. E poi si tratta di ricostruire l'Ucraina: agli ucraini traumatizzati dalla guerra serve una ricostruzione umana e una prospettiva democratica.
Abbandonare la logica bellicista sarà un brusco ma necessario risveglio. Resta il fatto che il prezzo di questi mille e più giorni di guerra, a partire dall'aggressione russa, è stato pagato in larghissima parte dal popolo ucraino, la vera vittima che porta le ferite di una guerra tanto dura.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del I/12/2024
Commenti
Posta un commento