Un gruppo di nuovi cardani durante il concistoro del 7 dicembre
I 21 cardinali creati da Francesco nel Concistoro mostrano grande attenzione a tutti i continenti
Il papa ha creato 21 nuovi cardinali e così il collegio cardinalizio raggiunge il plenum di 140 elettori, convocati per il conclave in caso di vacanza della sede apostolica. Oltre a loro ci sono ben 113 cardinali non elettori, ultraottantenni: alcuni nominati dopo aver raggiunto quest'età come riconoscimento onorifico (in questo Concistoro monsignor Acerbi, ex nunzio apostolico), mentre altri hanno raggiunto il limite d'età e perso il diritto di voto. Paolo VI, nel 1970, decretò che i cardinali con più di 80 anni non votassero più al conclave: si sarebbe creato un grosso gruppo di elettori ormai fuori dalla responsabilità pubblica della Chiesa e pensionati.
Tra i 20 nuovi cardinali elettori, 4 sono italiani: l'arcivescovo di Torino Roberto Repole, il vicario per la diocesi di Roma, Baldo Reina; padre Fabio Baggio, scalabriniano, impegnato per i migranti e l'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia. Torino, Napoli e il vicario di Roma sono storiche sedi cardinalizie. Si aggiungono 5 europei: l'arcivescovo di Belgrado, dove i cattolici sono minoritari, ma che rappresenta un crocevia complesso; l'ex maestro generale dei domenicani Timothy Radcliffe, una personalità carismatica; l'arciprete coadiutore della Basilica di Santa Maria Maggiore di origine lituana, l'arcivescovo di Teheran, di origine belga e l'arcivescovo di Algeri, di origine francese.
Cinque cardinali vengono dall'America Latina: Cile, Perù, Ecuador, Brasile, Argentina. Significativa la figura dell'arcivescovo di Lima, il cardinale Castillo, uomo di visione, amico di Gustavo Gutiérrez, "padre" della teologia della liberazione. Si aggiunge un canadese, l'arcivescovo di Toronto.
Il cristianesimo asiatico, come negli ultimi concistori, ha ricevuto forte attenzione: un vescovo filippino, il citato arcivescovo di Teheran, il coordinatore dei viaggi papali, monsignor Koovakad, indiano, e l'arcivescovo di Tokyo. Due africani completano il collegio: l`arcivescovo di Abidjan e quello di Algeri, monsignor Vesco (francese). L'unico cardinale delle Chiese orientali è un vescovo ucraino in Australia.
Queste nomine confermano il quadro sempre più internazionale del collegio cardinalizio. Se i cardinali portano il titolo di vescovi suburbicari o di preti e diaconi delle chiese di Roma, la realtà è che rappresentano l'universalità del cattolicesimo.
L`Asia è stata molto rafforzata: i cardinali diventano 25. L'India oggi conta ben 5 cardinali più uno di Curia, le Filippine 3, e anche i Paesi dove il cattolicesimo è minoritario sono rappresentati (Timor Est, Malaysia). L'Africa conta ora 18 cardinali, gli Stati Uniti 10 cardinali, collocandosi subito dopo l'Italia, che ne conta 16. Il Sud America ha 17 cardinali. Il gruppo più folto è quello degli europei, 56. La Spagna conta 6 cardinali, la Francia 5, Portogallo e Polonia 4.
Trarre indicazioni su un possibile nuovo Papa non è corretto. Non solo perché Francesco è in buona salute, ma perché le alchimie del conclave sono complesse e si basano sulla lettura dei bisogni della Chiesa, come emergono prima del conclave. La storia ha visto tanti candidati dati per sicuri, che non hanno aggregato il consenso necessario, confermando l'adagio: "Chi entra Papa in conclave, ne esce cardinale". È certo che si guarderà all'età: non troppo vecchio, ma nemmeno così giovane da diventare non un Santo Padre, ma un Padre Eterno (come si diceva per il cardinale Siri nel 1958).
In un mondo così frammentato, l'universalità e la complessità del cattolicesimo avranno necessità di una pratica della sinodalità, ma anche di un centro romano che incarni un servizio all'unità nella diversità. Ma l'unità cattolica non è quella dell'ONU, che mette accanto gente diversa, bensì una comunione profonda che si realizza con il Papa e nella sua Chiesa, quella di Roma.
Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 15/12/2024
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