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Un continente-fortezza è uno strappo alla cultura dell'Unione: bellicismo e rimpatrio dei profughi sono estranei al sogno europeo

Andrea Riccardi interviene alla manifestazione per l'Europa il 15 Marzo

Un nuovo regolamento intende uniformare in modo più «rigido, snello ed efficace» i rimpatri

La storia corre veloce. Gli europei hanno abolito da tempo le frontiere interne dell'Unione. Ma oggi si sentono minacciati: almeno parte degli elettori e dei politici. La guerra russa in Ucraina è il primo fatto che spaventa Polonia e Baltici, ma non solo. Trump non garantisce più la protezione americana. 

C'è poi la questione dei rifugiati e migranti. L'impatto con loro genera una reazione in parte dell'elettorato. 

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato un progetto di riarmo per rafforzare gli eserciti nazionali, pur in un quadro europeo e con un impegno per l`industria militare europea. E, d'altra parte, un regolamento comune europeo per il sistema dei rimpatri. 

Nei primi nove mesi del 2024 sono state emesse dagli Stati europei 327 mila espulsioni, ma ne sono state eseguite 83 mila, il 25%. L'obiettivo è uniformare il sistema dei rimpatri con regole più "rigide, snelle ed efficaci". 

Le famiglie con minori e i minori non accompagnati sono esclusi dal provvedimento, ma ci sono molti problemi umanitari. Francia, poi Germania, Spagna, Grecia, Italia, Svezia e Cipro sono i Paesi che più eseguono espulsioni. Quali le nazionalità degli espulsi? Ai primi posti ci sono algerini, marocchini, siriani, turchi e afghani.

Non si considera la realtà dell'Afghanistan e il fatto che molti profughi hanno collaborato con gli occidentali o sono stati invitati a scegliere uno stile di vita moderno: che sorte avranno nel Paese dei talebani? Mentre parte della stampa esprime dubbi sul nuovo Governo siriano, si rimpatriano i siriani. E se fossero alawiti, una minoranza insicura nella Siria di oggi? 

La proposta di regolamento dovrà essere discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo. Delinea però l'immagine di un'Europa fortezza, strutturata sul respingimento e sul riarmo nazionale. 

Quest'Europa non è nell'interesse dell'Italia, in crisi demografica e bisognosa di nuovi lavoratori che, in buona parte, non riescono ad arrivare attraverso i flussi migratori, per tanti motivi, tra cui quelli burocratici. L'Europa fortezza è uno strappo alla cultura di base dell'Unione. 

L'unificazione europea, anche al tempo della proposta della Comunità europea di difesa, è stata pensata per dare forza a un'Europa non bellicista, ma nemmeno imbelle, con una fusione di destini. Dalla Seconda guerra mondiale, il tema del riarmo della Germania (oggi con un partito neonazista al secondo posto con più del 20% di voti) è stato al centro delle preoccupazioni di grandi statisti da Mitterrand a Kohl. Ora il tema è stato archiviato, ma resta decisivo, senza nessuna offesa per la Germania, il più grande Paese europeo. 

L'Europa non è stata mai fortezza, ma estroversa e in costante scambio con i vicini e i lontani anche con le flotte di un tempo. La visione cristiana è stata sempre ispiratrice dell'unificazione. 

A Lisbona papa Francesco ha delineato il sogno di un'Europa dai ponti e porti aperti: «Io sogno un'Europa, cuore d'Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra... che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell'insieme... un'Europa che includa popoli e persone». Sì, un'Europa coesa, che rilanci la diplomazia, grande arte europea, per una politica di pace e costruisca un sistema integrato di difesa.


Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 23/3/2025

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